Ciao a tutti,
oggi parliamo di scultura.
Voglio presentarvi il mio amico artista Giuseppe attraverso un’intervista.
GIUSEPPE INGLESE
Artista
L'Attesa - Giuseppe Inglese |
Giuseppe, quando nasce il tuo interesse per l’arte e per la scultura in particolare?
Il mio interesse per l’arte nasce nell’adolescenza quando ho iniziato ad intuire che in alcuni lavori c’era molto più di quanto sembravano rappresentare. C’erano lavori in grado di tirar fuori emozioni che a quell’età erano per me confuse e di fatto ancora inesprimibili.
Quali sono i tuoi artisti moderni o contemporanei preferiti?
Non ho un artista preferito, me ne piacciono veramente moltissimi, noti e ignoti. Diciamo che mi piace chiunque riesca a raccontarmi se stesso attraverso la sua produzione artistica. Non mi interessa nemmeno il tipo di tecnica utilizzata, ognuna ha i suoi limiti e le sue potenzialità, l’importante è che il risultato finale riesca a parlarmi della sua umanità. Non è un caso che io sia stato affascinato dallo studio di temi quali la grafoanalisi e gli scarabocchi infantili: in ogni piccola traccia lasciata sul foglio c’è un pezzo del racconto di chi siamo veramente.
Parlaci dei tuoi primi lavori e degli ultimi. Come si è evoluto il tuo modo di fare arte?
I miei primi lavori sono stati caratterizzati in modo sostanziale dai temi esistenziali. La mia ricerca, in ogni campo, si è concentrata intorno a temi quali il rapporto figura-sfondo, la pienezza dell’essere, la sua matericità, la frammentazione del mondo, lo smarrimento e la fatica del vivere e relazionarsi all’altro. I quadri erano molto materici, crostosi e pesanti. Poi però, un po’ per volta, ho iniziato a sentire l’esigenza di liberarmi di quella “gravità”. Anche una semplice campitura di colore, i contorni regolari della tela, il fatto che ogni cosa fosse incastrata in quella bidimensionalità, mi dava una sensazione di soffocamento e limitatezza. Ho iniziato a staccarmi da quella matericità e la mia ricerca si è spostata senza quasi accorgermene dalla “presenza dell’essere” a quella del “non-essere”.
Come spiego sempre, sono passato dalla pienezza e crostosità delle campiture materiche al vuoto, che però acquisisce senso e valore grazie al segno grafico e al dinamismo dei fili metallici intrecciati. Ho iniziato ad utilizzare il filo metallico proprio come tentativo di liberare il segno, pur mantenendone la qualità espressiva, dalla tela.
Quali sono i tuoi artisti moderni o contemporanei preferiti?
Non ho un artista preferito, me ne piacciono veramente moltissimi, noti e ignoti. Diciamo che mi piace chiunque riesca a raccontarmi se stesso attraverso la sua produzione artistica. Non mi interessa nemmeno il tipo di tecnica utilizzata, ognuna ha i suoi limiti e le sue potenzialità, l’importante è che il risultato finale riesca a parlarmi della sua umanità. Non è un caso che io sia stato affascinato dallo studio di temi quali la grafoanalisi e gli scarabocchi infantili: in ogni piccola traccia lasciata sul foglio c’è un pezzo del racconto di chi siamo veramente.
Parlaci dei tuoi primi lavori e degli ultimi. Come si è evoluto il tuo modo di fare arte?
I miei primi lavori sono stati caratterizzati in modo sostanziale dai temi esistenziali. La mia ricerca, in ogni campo, si è concentrata intorno a temi quali il rapporto figura-sfondo, la pienezza dell’essere, la sua matericità, la frammentazione del mondo, lo smarrimento e la fatica del vivere e relazionarsi all’altro. I quadri erano molto materici, crostosi e pesanti. Poi però, un po’ per volta, ho iniziato a sentire l’esigenza di liberarmi di quella “gravità”. Anche una semplice campitura di colore, i contorni regolari della tela, il fatto che ogni cosa fosse incastrata in quella bidimensionalità, mi dava una sensazione di soffocamento e limitatezza. Ho iniziato a staccarmi da quella matericità e la mia ricerca si è spostata senza quasi accorgermene dalla “presenza dell’essere” a quella del “non-essere”.
Come spiego sempre, sono passato dalla pienezza e crostosità delle campiture materiche al vuoto, che però acquisisce senso e valore grazie al segno grafico e al dinamismo dei fili metallici intrecciati. Ho iniziato ad utilizzare il filo metallico proprio come tentativo di liberare il segno, pur mantenendone la qualità espressiva, dalla tela.
Divertente l'idea di "crostosità" per definire un dipinto!
Insieme - Giuseppe Inglese |
I soggetti delle tue opere sono quasi sempre persone, da cosa trai ispirazione per una nuova opera?
Questa è difficile. Rappresento principalmente persone perché le trovo tremendamente affascinanti. Il tema di ciò che siamo resta sempre centrale in ogni mia ricerca ed esperienza di vita.
Una volta che nasce l’idea di una scultura passo giorni e a volte mesi a cercare la giusta postura; cerco di curare ogni singolo gesto in modo che tutto sembri semplicissimo e lasci spazio con immediatezza al senso dell’opera. C’è un giusto equilibrio da raggiungere e per ogni opera ci può volere tantissimo tempo per raggiungerlo. Non è raro iniziare un lavoro e abbandonarlo, oppure riprenderlo dopo anni perché all’improvviso si intuisce quel che c’era di troppo o che mancava.
Quali sono le emozioni che provi quando stai lavorando ad una nuova opera? E quando hai finito il lavoro?
Finire un lavoro è di solito un momento commovente. La fatica del lavoro ha prodotto l’idea che in quel momento è davanti a te, così come l’avevi immaginata e pronta per fare la sua vita. Si sperimenta ogni volta che la vita è un faticoso ma dignitoso coltivare. Poi, certo, non siamo noi a fare piante e fiori ma senza il nostro lavoro e la nostra cura non ci sarebbe “giardino”. Per quanto riguarda le emozioni precedenti, cosa dire, tutto quello che sei viene fuori: un grande caos interiore da incanalare secondo dopo secondo, con metodo e concentrazione cercando di fronteggiare la stanchezza. Anche perché, se si perdono la concentrazione e la serenità, il rischio non è solo quello di dover rifare o correggere parti del lavoro, ma anche di farsi seriamente male con l’acciaio.
Le tue opere sono molto belle. Solitamente sono bianche alla luce e diventano colorate al buio. Puoi spiegarci qualcosa sulla tecnica e i materiali utilizzati?
Il processo è abbastanza semplice, per quanto molto lungo. Attualmente per le sculture utilizzo esclusivamente fili di acciaio inox di varie misure, il filo (chilometri di filo) viene intrecciato a mano. Piano piano, avanzando si dà forma all’opera. Terminata la “tessitura” ci sono varie fasi di verniciatura. Una di queste fasi viene realizzata utilizzando colori luminescenti, i cui pigmenti reagiscono alle lampade di wood.
Molto interessante. Non deve essere semplice realizzare una di queste opere.
Magici incontri - Giuseppe Inglese |
Adesso parlaci di te. Potresti descriverti in una sola frase?
“Il nulla porta l’essere nel cuore”… non è mia, è una frase di Jean Paul Sartre.
Il cane e la farfalla - Giuseppe Inglese |
Se queste foto vi hanno intrigato, potete approfondire su:
http://www.giuseppeinglese.com
https://www.facebook.com/giuseppe.inglese.official
Giuseppe fa anche delle splendide opere monumentali che rappresentano dei bambini molto piccoli.
Termino l'articolo con un'opera particolare che trovo molto espressiva anche se più cupa dove le altre sono espressione di qualcosa di tenero e spesso allegro.
Il risveglio - Giuseppe Inglese |
Non esitate a contattarlo per ulteriori informazioni o curiosità.
Un saluto,
alla prossima.
Patrizia
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