lunedì 4 gennaio 2021

MUGUGNO - Bilancio di un anno anomalo

Eccoci a fare un bilancio di questo 2020, il primo anno di pandemia del nuovo millennio.

Da parte mia, devo dire che, tutto sommato, mi sento fortunata. Siamo ancora tutti qui.

Quest'anno ci ha portato via affetti, persone care, ma anche lavoro, sogni, la possibilità di viaggiare, di visitare un museo, di andare a teatro, di incontrarsi con gli amici e abbracciarci... in compenso ci ha portato l'ansia (ansia di ammalarci e non solo di Covid, ma di qualsiasi altra cosa e di non essere curati), ci ha fatto dormire di più, ma riposare di meno...

e il nuovo anno non sarà molto diverso.

Non so se questo virus sia naturale o sia stato modificato in laboratorio ma, per quanto mi riguarda, non penso che le nostre conoscenze scientifiche siano ancora così avanzate da manipolare a quel modo un RNA, penso che un "semplice" virus ad RNA possa più facilmente essere stato creato così dalla selezione naturale che, per la sua composizione, lo porta appunto a mutare, ancora e ancora. Nella sua incapacità di riprodurre figli uguali a se stesso, la sua forza, come quella di tutti noi.

Ho detto che si tratta di un virus semplice ma non voglio affatto sminuirne la contagiosità o la mortalità (per fortuna non molto elevata) ma si tratta pur sempre di una palla di sostanza non vivente con dell'RNA all'interno, ce ne sono molti altri come lui.

E' anche vero che, in ogni caso, una pandemia doveva arrivare. Si tratta di un meccanismo ciclico della natura per controbilanciare eventuali organismi che, come noi, diventano infestanti... se una popolazione cresce a dismisura, allora intervengono dei meccanismi naturali affinché la popolazione diminuisca drasticamente tornando a livelli più o meno accettabili per l'ambiente e noi siamo ampiamente al di fuori da ogni possibile sostenibilità.

Lavorativamente parlando, un altro anno in cui ho dovuto arrancare. Cambiando lavoro circa ogni anno, mi trovo sempre a confrontarmi con nuove cose e, se da una parte potreste pensare che sia stimolante, dall'altra è un po' la sensazione costante di non capirci mai un cazzo... quando hai imparato qualcosa e inizi ad ingranare nel nuovo gruppo di lavoro, devi ricominciare tutto daccapo. 

A trent'anni può essere veramente stimolante, imparare cose nuove, cambiare sempre gruppo di lavoro (gli amici che ti fai spesso restano, ma se ti trovi male è comunque un sollievo) ma alla soglia del mezzo secolo inizia ad essere snervante la consapevolezza che sei sempre quello che non sa cosa sta facendo, che spesso non capisci neppure di che diavolo stanno parlando gli altri... insomma di sentirsi un po' lo scemo del villaggio. Dopo tanti anni, inizi a pensare di esserlo davvero! E più stimi le persone con cui lavori e peggio ti senti.

Un saluto.

alla prossima,

Patrizia

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