Undici anni. Sono tanti, pochi, non lo so.
Tra undici anni il piccolo Alessandro sarebbe stato maggiorenne: libero di crescere, di diplomarsi, di andare in vacanza con gli amici e, ironia della sorte, di prendere la patente.
Invece saranno liberi i suoi assassini. Forse chi era alla guida avrebbe meritato una punizione un po' più dura. Anche perché non mi sembra corretto punire allo stesso modo chi guidava e chi invece era "solo" un passeggero irresponsabile e scriteriato.
Forse a chi guidava l'auto, avrebbero fatto bene una trentina d'anni passati inginocchiato a pulire le fughe dei pavimenti degli uffici pubblici con uno spazzolino usato oppure a cementare i sapietrini dei centri storici con un cucchiaino da gelato.
Avrebbe avuto tempo di meditare sulla propria vita e sarebbe stato d'esempio agli altri.
Altro che corsi di teatro e simili!
Pensate a quanta manodopera gratis abbiamo e non la sfruttiamo.
D'altra parte l'Italia è il paese dell'impunità o quasi.
- Il paese della gente convinta che, dopo aver sottratto migliaia di euro, basti chiedere scusa. (Sì, ma i soldi dove sono? E come facciamo a sapere che sono tutti lì?)
- Gente che modifica leggi e regolamenti a proprio uso e costume.
- Gente che crede e sa di essere al di sopra della legge (vedi un certo presidente per l'edilizia residenziale) che non solo si indispone perché è stata applicata la legge anche a lui, ma reagisce anche con un altro reato, motivato solo dalla propria tracotanza.
La cosa più triste che ci ricorda questa storia è che, chi è povero, chi non ha conoscenze né santi in paradiso, non ha neppure modo di far valere i propri diritti, perché in questo caso viene punito.
Della legge si può dire tutto tranne che sia "uguale per tutti".
W l'Itaglia
Un saluto
alla prossima (magari una bella ricetta)
Patrizia
Patrizia
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