mercoledì 22 aprile 2020

2020 - Covid-19 - Diario di un contagio (forse)

2020 - Covid-19 - Diario di un contagio (forse)

Gennaio 2020
All'inizio sembrava un'epidemia lontana, dall'altra parte del mondo. Com'era stata la SARS ed altre epidemie prima di lei. Dai dati che arrivavano dalla Cina sembrava avere una mortalità inferiore a quella dell'influenza che, nello stesso periodo, circolava in Italia. Ma i dati non tornavano. Se era così poco letale, perché in Cina si agitavano tanto?

Poi tutto d'un tratto era qui. Più virulenta di quanto si potesse immaginare.

09 marzo 2020
Erano giorni che non uscivo se non per andare al lavoro, cercavamo di stare lontani gli uni dagli altri ma la gravità del contagio non era ancora stata recepita in Piemonte. Sembrava che si ammalassero solo le persone che erano state nelle zone a rischio. L'epidemia si era spostata dalla Lombardia alla Liguria su scarpe di podisti ed aveva contagiato un sacco di persone: famiglie che si godevano le vacanze di carnevale oppure anziani che svernavano alle miti temperature liguri.
Comunque ho fatto quello che le istituzioni mi dicevano di fare e anche di più. Abbiamo tagliato le uscite non necessarie e siamo stati tranquilli.

10 marzo 2020
E' iniziato anche per me lo Smart Working e con esso la clausura, in giornate occupate dal lavoro online e poco altro.

14 marzo 2020
Sono cominciati i brividi, la debolezza, un po' di tosse, un pochino di raffreddore. Niente di che... chissà.

15 marzo 2020
E' arrivata anche la febbre. Giusto un pochino. Ho preso un medicinale a base di paracetamolo e acido ascorbico. La temperatura, che era a 38°C, è subito scesa e non è più risalita. 
Ho chiamato il numero verde per l'emergenza e poi il medico curante, per sapere se dovevo fare qualcosa. Le direttive erano di stare a casa e richiamare in caso di affanno e problemi respiratori o febbre persistente. Per fortuna non è stato il mio caso.

I giorni sono passati immersi nel sonno e nella spossatezza. Dal 5 marzo ho dormito 20 ore al giorno per i successivi 4 giorni. E ogni minuto che dormivo, sentivo che il mio corpo guariva. Il sonno era tutto quello di cui aveva bisogno.
Non ho preso altri farmaci. Non mi hanno fatto tamponi. Ho solo dormito. Ci sono dei momenti in cui mi chiedevo se avrei continuato a respirare, ma mi sono limitata a farlo.

19 marzo 2020
La mutua è finita. Anche la spossatezza è finalmente passata. Sono riuscita ad alzarmi dal letto e a camminare senza il minimo affanno e senza sentirmi debole. La sensazione di sentirsi nuovamente bene è quasi esaltante.
Sono arrivati due nuovi sintomi, però. Ho perso il senso del gusto né l'olfatto, sentivo giusto le sensazioni di base: dolce, piccante e acido.

Ho letto i sintomi che i medici in quei giorni aggiornavano giornalmente su internet: tosse (un po'), raffreddore (un po'), diarrea, debolezza. E poi, alla fine del decorso della malattia, anosmia e ageusia.
Allora forse me la son presa sul serio. Chissà. Non lo saprò mai.
Nel dubbio ho proseguito la mia clausura per qualche settimana.

L'angoscia di dover vivere senza sentire il gusto del cibo è stata la cosa che forse mi è pesata di più. Il pensiero di non sentire più il gusto della pizza, il profumo del rum e del burro. Cercavo di ricordarmi i profumi e i gusti delle cose e scoprivo di non riuscirci. Così ho scoperto che il gusto non è un senso che lascia una memoria in noi.
I medici in quei giorni non sapevano ancora se si trattava di sintomi reversibili. Nel mio caso lo sono stati.

21 marzo 2020
Non mi sento ancora pronta a correre la maratona ma non sono più tanto stanca e il gusto e l'olfatto sono tornati quasi del tutto.

24 marzo 2020
Rimaniamo qui immobili, in attesa. Non ci chiediamo neppure se e quando finirà tutto questo. Viviamo senza farci domande e senza pensare.
Intanto le derrate alimentari e la carta igienica nei negozi iniziano a scarseggiare. Non penso che l'Italia sia in grado di andare avanti in queste situazioni per mesi.
La cosa che tutti quelli della mia generazione ricorderanno di questa malattia, sarà che in Italia, la prima cosa a diventare introvabile, prima ancora delle mascherine e dell'Amuchina per disinfettarsi le mani, è stato il lievito di birra secco. Tutti chiusi in casa ad impastare pane e pizze. Io no, ero troppo debole.

26 marzo 2020
Stasera è tornata la tosse secca. Non so se è perché non sono guarita bene o se è dovuta al raffreddore e al fatto che con la primavera sono arrivate le temperature invernali: oggi in alcune zone di Torino ha anche nevicato.

30 marzo 2020
Ancora non mi sento al 100%, non so se si tratta semplicemente del fatto che stiamo tutto il giorno in casa seduti da settimane o forse è la paura di ammalarsi che non ci lascia mail.



Preoccupazione, angoscia e incredulità.
Giornate passate immobili 
a guardare nel vuoto senza pensare.
E ci chiediamo se è davvero esistito un tempo, 
in un'altra vita, forse, 
in cui uscivamo, 
ridevamo spensierati, 
viaggiavamo e facevamo progetti. 

22 aprile 2020
A quasi due mesi di distanza, la voce non è tornata quella di una volta e non so se lo tornerà mai, resta al fondo della gola un lieve bruciore.
Resta anche la paura per le persone cui voglio bene, la paura che si ammalino, ma so che non è una cosa legata a questo virus, è una sensazione che ci accompagna sempre, in particolar modo nel momento in cui diventiamo genitori.

Resta anche il dubbio: mi sarò ammalata di Covid-19 o era una semplice influenza? Riuscirò mai a fare il test sierologico o lo faranno fare solo a categorie particolari come personale della sanità (ma anche politici e calciatori, com'è stato per i tamponi)? E questo ha un qualche valore? Oppure il virus muterà e la malattia potrà essere contratta di nuovo?

Sono cose che solo il tempo e gli studi ci potranno dire.
Una cosa è certa. In un modo o nell'altro, passerà anche questo virus, come tutto passa. O lui si adatterà a noi, perché un virus che uccide tutti i suoi ospiti non va lontano (vedi l'Ebola) oppure noi ci adatteremo a lui. Probabilmente entrambi.




Saluti dalla quarantena
(io non ci sto male in casa).

Al prossimo (post, non virus)
Patrizia

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